YULE le origini

Il solstizio d’inverno è la festività ultima della ruota dell’anno, la porta della luce, dopo il capodanno celtico, il cammino della luce era cosa fondamentale..era il momento in cui gli antichi Europei pensavano che la ruota riprendesse a girare, e il sole a crescere.
In effetti il solstizio d’inverno segna la notte più lunga dell’anno e il giorno più corto.
È una festività che ritroviamo in moltissimi pantheon, ma soprattutto nel pantheon celtico e nel pantheon norreno.
Più che un solo giorno per gli antichi erano una decina di giorni in cui le tribù e i Teuta e ogni uomo o donna si recava nei templi, si dedicava agli Dei, faceva offerte, ascoltava oracoli e celebrava le divinità.
Per la tradizione celtica occidentale, troviamo sul calendario di a Coligny (un insieme di tavole con inscritto il calendario antico dell’epoca Gallica trovato in Francia una ventina di anni fa) un momento dell’anno che si chiama Deuorius Riuri, che sta a significare in antico gallico europeo “dieci giorni di festività divine”, periodo in cui si celebravano gli Dei.
In effetti questo è anche il periodo in cui i Norreni e i vichinghi si recavano nei luoghi sacri e offrivano grandi sacrifici agli Dei per ringraziare delle benedizioni ricevute nell’anno e per ingraziarsi gli Dei e leggere il futuro per l’anno che deve arrivare.
Così facevano probabilmente tutte le popolazioni dell’Europa antica dall’Italia in su, fino al freddo nord.
Era un magico tempo di sospensione dei lavori e di forte introspezione.
La sospensione non era solo delle attività “mondane”ma era proprio caratteristica dei giorni dopo il solstizio, un momento per riposare, per stare assieme è per contattare gli Dei e stare in ascolto e in raccoglimento dentro se stessi per meglio udire la loro voce.
Le celebrazioni Solstiziali non erano di un solo giorno, ma dopo aver salutato il sole nascente, e acceso ritualmente il fuoco sacro che sarebbe poi stato portato in ogni casa dai sacerdoti, per dieci giorni venivano celebrate le divinità e chiamate in Terra.
Era anche un momento di festa e di condivisione e di scambio Doni e offerte reciproche.
Intorno ai luoghi sacri venivano creato mercati ed era una bella occasione per vendere ciò che si era prodotto e racimolare un po’ di provviste per l’ultima parte della stagione fredda.
Si pensa che la parola Yule derivi dal norreno jol che vuol dire ruota, legato al “momento in cui la ruota gira” probabilmente dopo la colonizzazione norrena , questa parola è stata popolarmente associata a questo periodo e ancora oggi la usiamo chiamando così anche il Natale Cristiano.
Volevo semplicemente far un po’ di chiarezza su questo momento particolare che coincide con la fine del nostro anno canonico (non dell’anno rituale) se volete prepararvi a Yule vi ricordo che è disponibile la dispensa Della festività, con la cerimonia, lo studio dell’archetipo, dell’elemento, le ricette e molte idee per celebrarlo oggi ai nostri tempi seguendo però l’antica tradizione indoeuropea/gallica.
Benedizioni verdi!
Annie


Un commento
Dario
Amazing. Grazie