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Vivere il periodo del Solstizio D’Inverno come un abitante dell’Europa Antica

Voglio portarvi nel regno del sogno della Grande Madre, vorrei per un momento che vi fermaste a immaginare come poteva essere il periodo del Solstizio d’Inverno per un antico del periodo dei celti magari..
Riuscite a pensarci?
A tornare tanto indietro?
Io credo che ogni tanto sia utile farlo, per dare un ottica diversa alle cose che stiamo vivendo..
Con questo articolo voglio proprio fare un tuffo nel passato e provare ad immaginare come sarebbe stato e magari chissà darvi degli spunti per il vostro periodo di Yule che non è solo per il giorno della festività ma vale proprio per tutto il periodo tra Yule e la luna piena di Gennaio, periodo magico e di immersione in noi stessi, magari potrete aggiungere del cibo nuovo in tavola e immergervi un po’ nella tradizione di chi ci ha preceduto che poi è uno dei punti di questa festa, onorare gli Dei e gli Antenati.

Anticamente si viveva molto a contatto con l’esterno, l’ambiente attorno era determinante per tutto il ciclo della vita di una persona, da questo mese in in natura tutto rallenta, tutto diventa bianco o ghiacciato, il ritmo della terra si placa e risuona lento e costante è un “tempo/non tempo” possiamo percepire l’energia di sospensione ancora oggi è in effetti i nostri antenati vi erano immersi ed erano molto io percettivi di noi.
Gli animali si ritirano e così un tempo facevano anche gli esseri umani questo
era un momento di riposo, connessione con le nostre relazioni e con la nostra interiorità.

Immaginate di essere l’abitante di un villaggio antico, immersi nella foresta decidua europea, almeno 2700 anni fa…
Il vento soffia, il freddo è ovunque e l’unico posto sicuro è con i propri cari, con la famiglia, con il clan nella Casa Grande del villaggio o a casa propria.
In questo periodo, niente guerre, nessun cacciatore si spingeva troppo oltre il villaggio, le scorte di carne e vegetali immagazzinate da tempo erano la sicurezza della sopravvivenza, il focolare ardeva e ogni cosa si poteva fare con calma e ci si poteva riposare, fermare, guardare dentro se stessi e ringraziare gli Dei.
Donne e uomini si trovavano ai focolari e raccontavano le storie dell’anno passato o della famiglia o degli antenati e veniva accentuato il concetto di gruppo, clan, famiglia che onora gli Dei.
In casa si autoproduceva con le scorte fatte nella bella stagione, i focolari erano il centro della vita sociale ancora di più e tutto prendeva una piega lenta e pacata.
In questo momento il calore e il cibo diventavano un imperativo e nascevano cibi che spesso non si usavano in altri momenti.

Ma come usavano la natura in Inverno i nostri antenati?
Tutto era Natura attorno e vivevano in luoghi coperti per gran parte dall’antica foresta Eruropea, d’Inverno cui rimangono pochi tratti, uno dei quali è la foresta nera, in Germania.

Questo grande ecosistema era principalmente costituito da latifoglue, cioè da alberi che perdevano le foglie e tra queste spiccavano in maggioranza le Querce, ed ecco che questo maestoso albero e i suoi frutti divennero il “Pane” degli uomini e Madre quercia fu portata in altissima considerazione, “La Regina Degli Alberi” la chiamavano, ma perché?
Di sicuro per la sua longevità (era la rappresentazione della saggezza) e per il legno molto stabile e duraturo nel tempo, ma non solo, di sicuro anche perché i suoi frutti davano cibo non solo agli animali ma anche agli uomini.
Oltre alla frutta secca, l’uomo e la Donna che vivevano nelle estese foreste dell’Europa antica e dell’Italia conoscevano una fonte di Nutrimento molto utile, versatile e presente ovunque, le Ghiande, o meglio la Farina di Ghiande, ghiande ricchissime di nutrienti, di carboidrati buoni (e per noi gente moderna, senza glutine) da cui si faceva una farina che aumentava il tenore nutritivo di ogni preparazione.
Immaginate allora come doveva essere la nostra Terra, una distesa di foreste di querce, faggi, e altre latifoglie, con inframezzati campi coltivati e prati dove le comunità erano più attive e quindi la Quercia era una pianta Madre proprio per questo, forniva cibo per l’uomo e per gli animali, era resistente, longeva, il suo legno era eterno.
È un procedimento lungo, quello della produzione della farina di ghiande, ma per una famiglia nell’antichità era di sicuro un ottimo mezzo di sussistenza per tutto l’inverno.


Con questa farina si facevano focacce e biscotti e pane che avevano un altissimo valore nutritivo ed erano presenti a tutte le feste fino a Imbolc.

seggio di merlino foresta de Broceliande

Oltre alla farina, questo era il periodo dei Sempreverdi, delle piante che non perdono le foglie come l’agrifoglio, il vischio e le conifere, che simboleggiavano la speranza della rinascita e la potenza di Madre Natura, venivano portati in casa a simboleggiare la promessa della rinascita e non solo, venivano usati negli infusi e nelle preparazioni per rafforzare il fisico e arrivare “pieni di luce e forza vitale al giorno del Solstizio e nei giorni degli Dei.
Gli aghi delle conifere (da noi pino mugo, Abete rosso, Abete bianco, Larice, il Cipresso) potevano essere inseriti in molte ricette, si usavano per insaporire il cibo, nel pane, nei biscotti, nel burro, perché i nostri antenati sapevano benissimo quanto fosse importante l’integrazione di questi sempreverdi per la loro e oggi per il nostro equilibrio fisico.

Durante la stagione fredda, prendevano dai giganti buoni del bosco i doni che loro elargivano e su cui ancora oggi noi possiamo contare.

Il periodo di Yule era un momento molto legato agli Dei, c’erano certi giorni, 10 giorni per essere esatti, in cui i popoli europei si dedicavano ai loro Dei, e in ogni luogo sacro venivano accesi falò attorno ai quali le persone si riunivano, facevano offerte (anche umane) e cercavano il contatto con la loro parte spirituale, per 10 giorni i fuochi ardevano e deve essere stato davvero magico vedere la prima scintilla accesa in modo sacro dai Sacerdoti accendere il fuoco principale e poi di casa in casa l’accensione dei vari focolari e dei falò nei pressi dei Templi.

Immagine presa da pinterest


Quanta emozione e sacralità veniva attribuita alla luce che ritornae portacon se il calore della scintilla della speranza, il potenziale della vita.
Si preparavano ghirlande di sempreverdi da scambiarsi come segno di amicizia e rispetto, si bruciava il Ginepro e il pino per purificare gli ambienti e migliorare la salute di tutti uomini e bestie che spesso condividevano la stessa stanza d’inverno.
Le donne preparavano zuppe con i funghi dell’ultimo raccolto, con le radici come le rape, a cui si aggiungeva la carne e soprattutto le ossa, e le Erbe essiccate e ogni tanto qualche frutto come le mele per nutrire, guarire e rinforzare le loro famiglie.
Il tempo passava lento e tutti si dedicavano a sistemare, preparare e mettere a punto gli strumenti per l’anno di luce o a creare qualcosa di nuovo con ciò che avevano per la famiglia o per le fiere della bella stagione, ma sempre con i ritmi lenti del momento..non era strano entrare in una Casa Principale e trovare metà della gente addormentata al calore del fuoco mentre fuori la neve scendeva lenta, i nonni raccontavano storie, insegnavano e perpetuavano le tradizioni famigliari.

Tutto era più lento, il fumo usciva dai camini, il mondo era coperto di neve e ognuno in cuor suo si ritirava, si riposava, rallentava perché anche la Madre Terra così faceva, si accendeva la scintilla del suo fuoco interiore e aspettava la bella stagione, guardando crescere la fiammella della vita in se e in Madre Natura, ricca di potenziali, piano piano, era il tempo del profondo riposo, della Co-Creazione potenziale, e ogniuno lo viveva.

Bruciate Ginepro, Pino, in casa, raccogliete qualche ghianda in onore del potere della quercia, accendete la prima candela (o createne una in questi giorni apposta) invitate la Luce dentro di voi e nel mondo, e dedicatevi a ringraziare per ciò che avete, che avete ricevuto o meno e magari… mettetevi a pensare ai potenziali del nuovo anno, fiduciosi che ogni cosa arriverà e che la Dea vi Ascolterà.

Buon primo periodo dopo Yule miei Cari!

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